Google chiude!


Per quanto possa sembrare esagerato e allarmistico il titolo di questo post, è assolutamente corretto, anche se impreciso. Google negli ultimi mesi ha scelto di chiudere, anche se non in maniera immediata e drastica, alcuni servizi che aveva lanciato e che non si sono rivelati in grado di far breccia nel cuore degli utenti. Vediamo insieme i vari servizi che saranno chiusi e in che modalità.

Google Plus

Lanciato nel 2011, il social network made in Google non ha mai riscosso un particolare successo, nonostante i numeri di utenti iscritti sembrassero indicare il contrario. A gennaio 2019 risultano essere iscritti 300 milioni di utenti, ma è un numero che è influenzato dalla presenza di numerosi account “fantasma”, creati in automatico o per errore, senza essere mai stati usati. Lato SEO, Google Plus è stato al centro di uno dei miti più duri a morire, vale a dire che un contenuto postato al suo interno avrebbe avuto il vantaggio di posizionarsi più rapidamente nelle SERP di riferimento. Ciò non era esattamente vero, dato che era più importante l’eventuale link a un contenuto esterno che il contenuto in sé, dato che veniva conteggiato fra gli inbound link legati alle condivisioni. Che queste condivisioni in gran parte fossero fatte dagli stessi autori dei contenuti linkati ne diminuiva sicuramente l’efficacia.

La chiusura di Google Plus però non è stata decisa in seguito a un calo di utenti e contenuti pubblicati, che non hanno mai ottenuto cifre paragonabili ad altri social, ma in seguito ad una falla di sicurezza, che aveva il potenziale per esporre al furto i dettagli riservati di fino a 500mila utenti. Quel poco che si sa della vulnerabilità è quanto detto dalla stessa Google: la società parla di un bug nel set di istruzioni dedicato agli sviluppatori di terze parti, che dava agli sviluppatori di app esterne accesso a nomi utente, indirizzi email, professioni, generi ed età di numerosi profili privati. Il bug, nato nel 2015, è stato corretto a marzo 2018 e secondo Google non era noto a nessuno degli sviluppatori che potenzialmente avrebbe potuto sfruttarlo.

La versione consumer di Google Plus verrà smantellata a giorni, con questa tabella di marcia:

  • Dal 4 febbraio non si potranno più creare profili, pagine, community o eventi su Google+
  • Da inizio marzo i proprietari o moderatori delle community su Google+ potranno scaricare tutti i dati, inclusi quelli “addizionali” come gli autori o le foto di ciascun post della community.
  • Dalle “prossime settimane” il log-in sui siti tramite Google+ smetterà di funzionare, anche se in diversi casi sarà sostituito automaticamente con il pulsante Google.
  • Il 4 febbraio sarà rimossa la possibilità di accedere ai commenti su Blogger tramite Google+ (e dal 7 marzo su tutti gli altri siti). Tutti i commenti effettuati tramite Google+ saranno eliminati dal 2 aprile.
  • Il 2 aprile il servizio verrà definitivamente disattivato.

Per i clienti G Suite invece inizialmente non cambierà nulla, dato che l’account Google+ rimarrà attivo, e presto riceverà nuove funzionalità.

Per chi volesse scaricare quanto pubblicato finora su Google può seguire le indicazioni di questa guida.

Google Hangouts

Altro servizio, altra chiusura. Hangouts, il servizio di messaggistica di Google, lanciato nel 2013 come costola di Google Plus e sopravvissuta a diversi altri concorrenti interni a Google, come Google Talk, nonostante diverse evoluzioni, seguirà, almeno nella componente consumer, il destino di Google Plus. Non ne condividerà le tempistiche, dato che si parla di dismettere il servizio nel 2020, anche se al momento non esistono indicazioni precise dall’azienda. Ciò che è certo è che rimarranno attive le versioni business dell’app, Hangouts Chat e Hangouts Meet, che ospiteranno anche gli utenti rimasti orfani di Hangouts.

Google Allo

Lanciata come alternativa a Hangouts e come (coraggiosa) alternativa a Whatsapp e iMessage nel 2016, il servizio è stato chiuso a inizio dicembre 2018 con risultati assolutamente deludenti. Secondo quanto ha dichiarato la stessa società, l’esperienza di Allo è stata fondamentale per gli studi relativi al machine learning e alle funzionalità di Google Assistant. Ciò che Allo non è mai stata, e ciò che ora vorrebbe essere Messaggi, è l’app di riferimento per gestire SMS e chat, così come fa iMessage di Apple. Nonostante accordi con produttori come Samsung, secondo i dati forniti da Google stessa, oltre 175 milioni utenti utilizzano Messaggi”. Cioè meno di Telegram che a inizio 2019 dichiara 200 milioni di utenti, e una frazione di quelli di Whatasapp, pari a 1.5 miliardi di account.

E ora?

Ciò che è abbastanza palese è che Google, soprattutto guardando il Cimitero dei Servizi Google, su certi servizi viaggi molto all’inseguimento di altri big player, cercando di offrire diversi servizi all’interno del suo ecosistema. Diversi servizi ora disattivati sono stati integrati in altri, mentre altri spariranno del tutto, come il mai troppo amato Google Plus. Tutti questi servizi però non sono da considerare insuccessi, ma strade seguite dal team di sviluppo di Google per migliorare sempre più quello che è il vero cuore dell’azienda, ciò che è alle sue radici: l’algoritmo di ricerca. Tutto ciò che, nel corso degli anni, è stato implementato e lanciato, anche se si è rivelato fallimentare, ha contribuito a migliorare sempre più la risposta del motore di ricerca alle richieste degli utenti. Google potrà chiudere alcuni servizi, ma per diventare sempre più in grado di rispondere alle esigenze di ognuno di noi

About Alberto Treleani

Laureato in Storia Medievale, ho frequentato un master in Economia, Management, Valorizzazione e Promozione del Turismo. Seguo con interesse il mondo dei social network. Amo molto la fotografia e il buon cibo, ma non amo fare foto al cibo.

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